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I turbamenti dell’Arte

Nessun limite, eccetto il cielo…(Miguel de Cervantes 1547-1616)

 

 

Il centro dell’opera di Kasia Derwinska è abitato dall’esplorazione del proprio sé.

L’artista stessa diventa motivo centrale di riflessione, un processo di esplorazione che assume i connotati di un’analisi spietata quasi dissezionante.

Con fatica affiora lentamente il senso del sé, del proprio io.

L’artista che afferra e finalmente cattura se stessa è reale o è la vittima di un inganno e di un’ illusione?

La sua ricerca, caratterizzata da rigore formale, ci restituisce in controluce la presenza d’innumerevoli stratificazioni a testimonianza della difficoltà o dell’impossibilità di trovare il segreto della propria individualità.

Emerge la molteplicità.

Il trasferimento in una dimensione che si apre alla realtà visionaria: difronte ai nostri occhi oscurati dal pensiero razionale si collocano mondi sondabili esclusivamente spostando il proprio baricentro coscienziale, mondi pronti per i nuovi trasferiti.

Una dimensione mentale che ha scelto il trasferimento come “identità”, lo spostamento come luogo, il mutamento come punto di vista, e come caratteristica, nelle tradizioni delle migliori tradizioni aeree, il punto di fuga.

Si apre l’era in cui l’inconscio vuole avere il proprio corpo, vuole trasferire fuori da sé le fratture di una pelle, di una carne, di un sangue inadeguati: è il trionfo della molteplicità dei sé in sé.

Il proprio punto di vista si trasforma in un punto di esistenza sottratto al confine fisico della propria pelle.

Kasia ci porge la mano, ci invita ad essere i testimoni di questo viaggio, ci chiama ad essere partecipi di questo attraversamento.

Un viaggio privo di meta, un viaggio per viaggiare, un viaggio senza ritorno dove l’Arte si scopre essere l’unico luogo rimasto dell’anti-specialismo.

Gabriele Agostini